Corriere dello Sport
La davano per finita, messa al tappeto dalla lunga serie di sconfitte. La crisi di Capo d’Orlando sembrava irreversibile. Poila mossa, ragionata o disperata che sia. Il benservito a Griccioli e la promozione a head coach del vice Di Carlo, campano di sangue siculo (i nonni materni). Alla prima vera esperienza in massima serie (una gara con la Virtus Roma nel ’09-10). Senza bacchette magiche, ma con tanta voglia di fare. E una forza, che viene dal Sud, la “cazzimma”. O ce l’hai o provi ad apprenderla. Era allenatore delle giovanili di Caserta negli anni ’90, cresciuto nella Juve degli anni d’oro, di scugnizzi che sfidavano leggende quali D’Antoni, Riva e Meneghin. Quel fattore speciale l’ha fatto suo. Utilizzandolo nelle esperienze di “secondo” a Roma, Montegranaro, Scafati, dove è stato promosso ad allenatore prima di ritrovarsi a Sant’Antimo, Treviso e infine a Capo d’Orlando: oggi sta trasferendo il suo carattere a un gruppo che appare rivitalizzato, capace di superare Venezia e Bologna
BABÀ’. Bada al sodo Di Carlo: «Dovevamo interrompere il circolo vizioso, l’obietti- «Mi sono affidato ai veterani Basile e Ilievski. Però la salvezza è ancora lontana» vo era vincere una gara e ripartire. L’ambiente s’era intristito, non se ne usciva più. Mi sono aggrappato ai veterani: Basile, Nicevic, Ilievski e Jasaitis. Ne hanno viste tante… Da loro si può solo imparare, riescono a trovare le parole giuste fuori dal campo e le iniziative opportune, nei momenti più delicati, sul parquet. La chiave è stata questa. Riuscire a salvarci resta una “mission impossible”». L’aiuto dei veterani e lavoro mentale. «Per forza di cose: se le percentuali al tiro migliorano vuol dire che qualcosa è cambiato nel chiudere l’azione. Le mani sono le stesse, le tensioni forse sono allentate. Non cado nel tranello di credermi già salvo il cammino è lunghissimo. Ma ora sento fiducia. Prima eravamo depressi, nel vero senso della parola: non è bello incrociare sguardi di chi si vede già nel campionato inferiore». Appassionato di go-kart e auto d’epoca, ottimo cuoco e buona forchetta, Gennaro Di Carlo è l’uomo giusto al posto giusto. Ha un motto? « Ne ho diversi. Uno, proprio ora, calza bene: “O napulitano se fa sicc, ma nun more!”». Della serie: possiamo prendere tante batoste, ma non molliamo. Parola di un campano dal sangue siculo. E tra babà e granita? «Un babà con la granita». De gustibus.. .ma geniale.