di Sebastiano Ilardi – Ufficio Stampa Orlandina Basket
Una palla, “Allen Iverson – the answer” in VHS sul comò, un ragazzo a letto che sognava di diventare grande. Qui è casa Boatright, il giorno sceglietelo voi. “Il basket per noi non è un gioco, è uno stile di vita” a parlare è Mrs Tanesha Boatright, mamma di Ryan, nuovo eroe del popolo orlandino. L’amore di una mamma per il proprio figlio, si sa, è senza limiti, l’amore per la pallacanestro se supportato a dovere può portare a grandi cose. Ne è convinta la signora Tanesha e per come parla si fa davvero fatica a non crederle.
Lavorare duro, avere coraggio e non abbandonare mai i propri i sogni, nessun ragazzo e nessuna mamma deve mai mollare. Ryan ha iniziato a giocare da piccino, non camminava nemmeno ed era già con la palla in mano. A 2 anni palleggiava e rimbalzava dietro alla palla. Ha iniziato a giocare a basket intorno ai 5, le sue potenzialità erano evidenti già allora, anche se c’erano altri bimbi bravi, lui si distingueva sempre tra tutti.
Che tipo è Ryan?
Sul parquet tra gare e allenamenti cambia poco, Ryan è un gran lavoratore, lascia tutto sul campo ed è molto competitivo. Fuori dalle palestre è un ragazzo splendido, un ragazzo di cuore, sempre gentile e disponibile. Sa essere saggio e serio, ma anche divertente e spassoso. È rispettato e voluto bene da tutti, ha sempre trovato il modo di essere un leader in ogni cosa che fatto.
E a casa in famiglia?
Ryan per me, per suo fratello Michael di 19 anni, e per le sue sorelle Dasia e De’Ahjah di 14 e 11, è il migliore figlio e fratello che si possa avere. È iper protettivo con tutti noi, è sempre vicino a noi in ogni momento e non smette mai di dare e amare. È il più grande così ha fatto e fa anche da padre per i suoi fratelli. Ama passare il tempo libero a casa e ad esempio guardare dei film in tv con tutti noi. Siamo una famiglia molto unita, anche quando non possiamo, cerchiamo di stare vicini. Dai tempi del college, all’NBA, alla D-League e ora all’Italia, ci sentiamo almeno due volte al giorno. Attraverso le esperienze compiute nel suo percorso, attraverso anche gli alti e i bassi, Ryan ha sempre cercato di essere sempre d’esempio per noi. È l’orgoglio e la gioia della sua famiglia.
Ryan è cresciuto in una famiglia di sportivi dunque?
Si è cresciuto in una famiglia molto atletica e amante dello sport, vicina al basket, all’atletica e al football americano. Da suo nonno, a sua madre, le sue sorelle, le zie, i cugini, tutti in famiglia hanno praticato sport a buoni livelli. Ora mio figlio Michael adesso sta cercando di seguire le orme di Ryan nella pallacanestro.
Abbiamo capito che sei la più grande tifosa di Ryan, com’è non poter seguire da vicino la sua carriera?
Quando Ryan mi disse che sarebbe andato a giocare all’estero fu terribile per me. Piansi tanto perché siamo una famiglia unita e cerchiamo sempre di stare il più vicino possibile. Sono sempre stata presente alle gare di mio figlio tifando come più non potevo, non poter più assistere dagli spalti per me è dura. Sono veramente la sua più grande tifosa, ci sono stata sempre, in ogni suo giorno dedicato alla pallacanestro. Credo in lui, nei suoi sogni e nel suo talento, l’ho supportato sempre e continuerò a farlo in qualunque caso anche se sarò lontana. Cerco di fargli arrivare in qualche modo il mio amore, i miei pensieri, le mie parole. Osservarlo trasformare i sogni in realtà mi permette di incoraggiarlo sempre di più, del resto penso che sia questo che una mamma debba fare: sostenere e aiutare sempre il proprio figlio.
Cosa le ha raccontato di Capo d’Orlando?
Ryan mi racconta che si diverta molto. Il posto è bellissimo, la gente è veramente affettuosa e disponibile e i tifosi sono fantastici. Il modo in cui la gente di Capo segue le gare in casa l’ha fatto tornare ai tempi del college ad Uconn dove hanno fans molto appassionati. Mi dice che c’è un gran feeling tra squadra e ambiente, è sorridente e si diverte. È tutto quello che volevo sentire.
Ora ci racconti qualcosa di Ryan che non possiamo leggere sui giornali.
Uhm.. posso dirvi che Ryan ad esempio è stato anche un ottimo giocatore di football americano, era eccellente come running back e ricevitore. Praticò tutte e due le discipline fino ai 9 anni, voleva essere come suo nonno che era un eccellente giocatore di football. Ho sempre pensato che avrebbe potuto giocare a football al college o diventare una star dell’NFL perché una volta era addirittura più bravo nel football che nel basket. È sempre stato molto veloce, la sua passione però è la pallacanestro. Ti racconto un’altra cosa adesso. Ryan ama Allen Iverson, passava intere notti nella sua stanza a guardare vhs e filmati su di lui per ammirare le sue movenze e provare a imitarle con la palla subito dopo. Si sedeva sul bordo del letto e palleggiava per tutta la notte. Ero esasperata, ogni notte la stessa storia, arrivavo al punto di gridargli dalla finestra: “Smetti di palleggiare e vai a letto”!
Cosa sogna mamma Boatright per suo figlio?
Come madre, mi auguro solo che mio figlio sia sereno. Vorrei che rimanga fiducioso in Dio e nel progetto pensato per lui. Lui ha una grande personalità, è un guerriero, un vero leader. Amo vederlo felice e sicuro di sé quando raggiunge dei successi. A due anni giocava già a basket, ha reso e sta rendendo orgogliosa sua madre e l’intera famiglia.