Ryan Boatright è l’uomo della salvezza, il nuovo idolo; Gianluca Basile l’icona del basket nazionale che non finisce di stupire; Simas Jasaitis il fuoriclasse che con il suo talento cristallino potrebbe ancora incidere in Eurolega; Sandro Nicevic invece è… Sandro Nicevic. Un giocatore d’altri tempi, che con la sua classe continua a deliziare gli chef dei canestri e a illuminare il campionato italiano. Il pivot nato a Pola, alla settima stagione in Italia, si conferma un professore. Se sta bene, non ce n’è per nessuno. Altro che 39 anni e l’usura di una lunga carriera da giramondo! Con i suoi movimenti può ancora portare a scuola qualsiasi avversario. Se “spacchettiamo” le due stagioni in Serie A a Capo d’Orlando, quando Nicevic è in condizioni ottimali il suo apporto è una garanzia, con un rendimento da prima firma. A cui aggiungere le piccole-grandi cose – anche fuori dal parquet – che le statistiche non diranno mai, ma che fanno vincere le partite. – Buongiorno Sandro. Dall’ultimo posto alla salvezza ipotecata in due mesi: il segreto? «È cambiato il nostro modo di giocare e in poche settimane è avvenuta la rinascita dell’Orlandina. La squadra è rimasta sempre unita e quando siamo tornati al completo, anche grazie all’aiuto dei nostri tifosi, abbiamo cominciato la risalita. La vittoria su Venezia è stata fondamentale perché ci ha sbloccato». – Tu hai sempre avuto una fiducia massima nella squadra. Sin dall’allenamento che ad agosto ha inaugurato la fase di preparazione. «Ci credevo prima che iniziasse la stagione, ci ho creduto con forza quando le cose non andavano bene. Da “dentro” sapevo chi eravamo: giocatori di valore e soprattutto persone importanti. Quindi non ho mai ceduto allo scoramento perché ero certo – anche per il livello espresso dal campionato – che ci saremmo ripresi. Coach Di Carlo? Ha avuto un impatto positivo, è stato abile, lo dicono i risultati. Ora, per il prosieguo della sua carriera, sarà soprattutto una questione di carattere: ha un’opportunità che deve sfruttare». – L’ingaggio dei due rinforzi americani è coinciso con i rientri di Nicevic e Jasaitis dopo il lungo stop per infortunio. La svolta è arrivata immediata. «In quel periodo soffrire maledettamente era naturale. Ma siamo stati bravi a resistere. Poi, è ovvio, l’ingaggio di Boatright ci ha dato una spinta in più. Ryan è fortissimo, ha un talento cristallino ed è un ragazzo di qualità che si è inserito subito nel nostro gruppo, offrendo il contributo di cui avevamo bisogno. Ma altrettanto determinante si è rivelato Jasaitis. E si è visto contro Torino. Simas è un giocatore eccezionale, una figura di riferimento per l’Orlandina, come aveva già dimostrato nelle prime partite e in altri momenti cruciali del campionato». – E poi c’è Nicevic… Che in questi tre anni in biancazzurro ha sempre volato con la fantasia, guardando in alto e mai indietro. «I miei sogni al momento sono rimasti tali solo perché non eravamo tutti pronti a realizzarli. I grandi traguardi si devono prima immaginare. Noi invece siamo entrati in stagione con il pensiero di salvarci, mentre dovevamo essere più ambiziosi e puntare ai playoff, che dovevano essere l’obiettivo dell’intera Capo d’Orlando. E infatti nonostante gli infortuni, bastava vincere 1-2 partite delle undici che abbiamo perso quasi consecutivamente per essere in piena corsa per l’ottavo posto. Mi dispiace non essere riuscito a convincere e coinvolgere l’ambiente. Che, invece, quando nel primo mese abbiamo vinto tre partite, sembrava quasi spaventato e disorientato. Credo che abbiamo perso una bella occasione». I quattro “moschettieri” europei, protagonisti di tante battaglie internazionali quanto sono stati preziosi per la rinascita? «I veterani della squadra hanno avuto la loro importanza per l’etica del lavoro trasmessa ai compagni e in particolare ai più giovani. La nostra determinazione, l’esperienza e l’aver vissuto in carriera simili situazioni difficili, hanno portato tranquillità nel gruppo. Siamo stati utili non solo per i consigli, ma soprattutto per non aver mai perso la lucidità, infondendo la necessaria fiducia». – Rullo di tamburi, buio in sala: cosa farà Sandro Nicevic da grande? «Anche se potrà sembrare una frase fatta, in questo momento penso solo alle sette partite che rimangono da giocare. Tutte difficili, ma non impossibili da vincere. La zona playoff è a soli quattro punti ed a proposito del discorso che ho fatto in precedenza, perché non sognare?» – E poi? «Bel quesito. Non lo so e non ho le idee chiare, anzi diciamo meglio che sono un po’ confuso e convivo con i dubbi. Anche perché la scelta di cambiare “ruolo” non è facile da prendere. Il mio desiderio resta quello di allenare, ma prima devo decidere se continuare a giocare». – Quindi sembra di capire che se l’Orlandina ti proponesse oggi di allungare il contratto per un’altra stagione, la tua firma non sarebbe scontata. «Proprio così. È il momento di procedere con serenità a tutte le valutazioni per capire qual è la strada migliore da seguire».