Gabriele Feruccio – losportivomagazine.com
Incredibile, o forse no. Perché la Betaland Capo d’Orlando 2015/2016 ha sempre regalato emozioni, e a due gare dalla fine, ha conquistato la matematica certezza di rimanere tra le 16 grandi del prossimo campionato di Serie A Beko. Lo ha fatto, pur perdendo 81-82 contro la Dolomiti Energia Trento, con una grande prestazione, perchè priva di Boatright, Stojanovic, e di uno stoico Jasaitis, che ha piazzato due bombe appena entrato per poi arrendersi a un problema alla schiena.
Una stagione che ad un certo punto sembrava maledetta, che ha trasformato la stagione stessa in una grande impresa. Quella squadra che ad inizio campionato aveva incantato, che poi si era bloccata mentalmente, che infine, col cambio in panchina, ha nuovamente fatto brillare gli occhi di chi ama il basket, di chi ama le storie romantiche dove chi ci crede sempre, chi lotta per qualcosa, chi lo fa a denti stretti, poi, alla fine, ottiene ciò che desidera. Perché un centro di tredicimila abitanti il prossimo anno sarà ancora lì, nella massima serie, a sfidare le grandi del basket italiano. Che torneranno al PalaFantozzi per il terzo anno di fila, che suderanno le proverbiali sette camicie per battere questa “piccola grande” squadra.
Il punto con cui si è perso contro Trento non inganni: la Betaland ha giocato una gara stoica, al termine della quale l’episodio non ha girato a favore. I ragazzi di coach Di Carlo hanno dato tutto in campo e hanno inorgoglito i tifosi nonostante la sconfitta. Si, i ragazzi di Di Carlo, perché è lui uno dei protagonisti della svolta di questa grande stagione.
Un altro “piccolo” che diventa “grande”. Un assistant coach promosso a capo allenatore dopo l’esonero di Giulio Griccioli, arrivato fra la scetticità di tanti, ma che invece con grinta e voglia ha innescato quella motivazione e quella fiducia che forse era mancata da fine ottobre a metà dicembre. La gara contro la Dolomiti Energia è probabilmente l’emblema di questa stagione. Non è la sconfitta arrivata a 9 decimi dal termine che deve fare riflettere, ma il fatto che senza le principali bocche da fuoco siciliane (Boatright e Jasaitis), sono stati ben cinque gli uomini in doppia cifra: Bowers (11 + 11 rimbalzi), Ilievski (15), Basile (13), Laquintana (10) e Zoltan Perl, high scorer con 16 punti. Proprio quel Perl che, dopo aver accettato silenziosamente di rimanere fuori squadra dopo essere stato il migliore di inzio stagione, è rientrato all’interno delle rotazioni, e mestamente, con impegno, voglia, determinazione e grinta ha realizzato il canestro della vittoria a Brindisi e conseguente urlo di gioia di Basile, “uno” di cui non ci sono più aggettivi per definirlo, se non Immenso.
Non esiste un segreto vero e proprio, è soltanto Capo d’Orlando, è soltanto un paesino di tredicimila abitanti, è soltanto una storia in cui il “piccolo” diventa “grande”, è il posto in cui un ragazzo nato nel 2000 o due fratelli (Giorgio e Matteo Galipò) vanno in panchina con campioni come Basile o Nicevic, è soltanto la gioia di vivere la pallacanestro in un modo unico e raro. E questa gioia potrà continuare anche il prossimo anno, perché quei 12 ce l’hanno fatta nuovamente, sono riusciti nell’impresa di centrare la salvezza con due giornate d’anticipo, hanno scritto un nuovo capitolo di questa fantastica storia.