Emanuele Franciò – SiciliaBasket.it
Coach Di Carlo, complimenti per aver raggiunto la salvezza. Immagino che sarà felice del rinnovo fino al 2018.
Assolutamente si perché per il momento della mia carriera è molto importante e soprattutto in un “sistema basket” come quello che in questo momento stiamo vivendo avere la possibilità di poter continuare a lavorare e crescere con un contratto e un impegno pluriennale è roba rara. Bisogna capitalizzare al massimo queste opportunità di crescita non solo personale e individuale, ma anche a tutto tondo sfruttare la volontà e la lungimiranza di realtà come Capo D’Orlando. Mi ritengo una persona in questo momento molto fortunata nel poter continuare a vivere una realtà molto importante come quella dell’Orlandina Basket.
La sua nomina a capo allenatore è arrivata in un momento molto negativo per la formazione paladina. Per risollevare la situazione su cosa ho lavorato?
Dalla mia nomina a capo allenatore c’è stata una sinergia da parte di tutte le componenti che sono state protagoniste di questo girone di ritorno, secondo me straordinario. Il rendimento del ritorno non coinvolge ovviamente solo me e il mio staff, ma squadra, società e ambiente. La capacità e la volontà di salvare Capo D’Orlando a tutti i costi credo abbia fatto realmente la differenza, abbiamo messo questo obiettivo davanti a tutto, all’aspetto individuale di allenatore e giocatori. Questa determinazione ha fatto la differenza e ha creato i presupposti per reagire a un momento negativo, ciascuno di noi pensava di poterne uscire fuori ma fondamentale è stata la determinazione ad unirci ancora di più. La svolta è stata la partita di Venezia, da lì la squadra ha preso consapevolezza dei propri mezzi e l’ambiente ha creduto sempre di più in noi. Queste sinergie, come detto, hanno portato al rendimento della seconda parte di campionato.
Avete l’opportunità di giocare delle gare contro Avellino e Pistoia a salvezza acquisita, senza lo stress del risultato. Con che spirito le affronterete?
Succede che adesso se vogliamo chiamarlo così lo “stress”, ma in realtà è adrenalina che vedeva come obiettivo la salvezza della squadra, non c’è più, è chiaro che comunque adesso siamo più sereni e tranquilli. Siamo comunque gente di competizione, non andiamo in campo con l’obiettivo di perdere, non è nel nostro DNA. Il focus si sposta adesso su una soddisfazione personale, nel mostrare che siamo persone con animo, cuore, dignità e voglia di competere di alto livello. Ogni occasione è propizia per migliorarsi, finire con 9 vinte e 7 perse è diverso che finire 7-9 e faremo in modo di dimostrare che la nostra salvezza non è stata casuale o frutto della fortuna, ma che Capo D’Orlando meritava di rimanere in serie A per il suo potenziale di squadra e gli attributi che ha mostrato di avere.