Claudio Reale – La Repubblica Palermo
Capo d’Orlando – Il 4 maggio, quando calcherà il parquet del PalaFantozzi per l’epilogo del campionato della sua Capo d’Orlando contro Pistoia, Gianluca Basile lo farà probabilmente per l’ultima volta. L’ultima volta in una carriera durata 21 anni che gli ha riservato successi che pochissimi possono vantare: argento alle Olimpiadi del 2004, uno dei pochi a salire sul podio più in alto dei mostri sacri Nba, oro agli Europei 1999 e bronzo a quelli 2003, e poi un’Eurolega, due scudetti in Italia e due in Spagna, Mvp del campionato e chi più ne ha più ne metta. Adesso, però, la sua casa è in Sicilia. Dove resterà anche dopo il ritiro. Che arriverà presto.
Aveva detto che a fine stagione avrebbe valutato cosa fare della tua carriera. Fine stagione è arrivata. Cosa farà Gianluca Basile l’anno prossimo?
“L’anno scorso in questo periodo ero più convinto di continuare che di smettere. Quest’anno avrei più voglia di smettere che di continuare. Ogni anno si fa sempre più dura, anche se nelle ultime sette-otto partite, dalla Virtus in poi, con la squadra al completo, sono stato meglio. Mi sento bene, ma devo essere realista. Ok, l’esperienza: ma poi devi correre, devi saltare, devi difendere e si fa veramente dura. Vediamo un po’: finiamo ‘sto campionato e dopo con calma vedrò cosa fare”.
Mi pare di capire però che se dovesse decidere adesso si orienterebbe più verso il ritiro.
“Sì”.
Se dovesse ritirarsi cosa pensa di fare dopo?
“Bella domanda. Dovrei trovare un lavoro nel basket, ma ad oggi non ne ho tanta voglia. Non è facile fare l’allenatore, non è facile fare il responsabile delle giovanili o il direttore sportivo. Quando mi sento che ho dubbi su una cosa non mi butto. Non ho voglia di rischiare a questo punto della mia vita. Anche perché non sono nelle condizioni di dover per forza trovare un incarico. Non ho fretta. Per adesso mi potrei anche prendere una pausa e poi vediamo”.
Una pausa a Capo d’Orlando?
“Sicuramente mi fermerò qua per qualche anno. Le bimbe si sono ambientate qui. E poi non ho una meta in mente. Rientrare a Ruvo no, perché lì non ho neanche una casa dove stare tutti insieme. Potrei rientrare in Spagna, ma è complicato perché le bambine non conoscono lo spagnolo e dovrebbero inserirsi un’altra volta. La soluzione più tranquilla è qua”.
Come valuta questa stagione?
“È stata una stagione dura, anche peggio dell’anno scorso. Gli infortuni ci hanno penalizzato molto. A un certo punto eravamo messi male, a otto punti con una lunghissima serie negativa. Avevamo perso veramente fiducia in noi stessi. Poi c’è stato questo cambio con l’arrivo di Boatright e…”.
E con l’arrivo di coach Di Carlo.
“Questo non si può mai dire, perché quando ti manca Nicevic, quando ti manca Jasaitis, che fino a quel punto era stato il nostro miglior giocatore, quando Stojanovic rientra dopo tre-quattro mesi, è tutto difficile. Già non avevamo tanti punti nelle mani, con l’assenza di quei giocatori eravamo proprio nulli: comprendo anche la difficoltà di Griccioli a gestire una situazione del genere. Non voglio togliere meriti a Gennaro perché ha portato le sue idee, ma sono sempre convinto che se non hai gli interpreti giusti ti puoi inventare tutto”.