Federico Roat – Gazzetta del Sud
TRENTO – «La partita persa contro Trento m’impone una scelta: se guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto – dichiara a caldo l’allenatore della Betaland Capo d’Orlando Gennaro Di Carlo. Nonostante questa sconfitta bruci parecchio, oggi guardo il bicchiere mezzo pieno. Abbiamo disputato una partita a viso aperto contro una squadra molto forte e ben allenata. Siamo stati lì a tenere botta e abbiamo avuto la forza di tenere la testa alta. La gara si è decisa su dettagli molto importanti che spero servano a far crescere i nostri ragazzi. Parlo soprattutto dei più giovani a cui comunque faccio i complimenti perché hanno interpretato e giocato una partita di alto livello. «Oggi la riflessione vuole che la strada percorsa è corretta, ma è ancora lunga. Ci aspetta la palestra, abbiamo tanto da lavorare per migliorare sotto l’aspetto della concentrazione e sotto l’aspetto tecnico individuale. Siamo soddisfatti per quanto abbiamo fatto finora, ma c’è molto da fare ancora. Cercheremo di crescere ancora di più questa settimana per affrontare la prossima partita nel modo migliore. Siamo stati bravi a tenere botta in più occasioni stasera affidandoci alla nostra difesa – continua il coach campano – ma per vincere qui bisogna essere quasi perfetti nella gestione dei possessi offensivi e oggi non lo siamo stati. Questo è uno degli argomenti sui quali lavoreremo. «È un campionato molto equilibrato e per una squadra come la nostra vincere fuori casa significa perfezione in attacco. Dobbiamo lavorare su questo principalmente. Poi abbiamo provato a contenere un po’ perché siamo nel girone d’andata e guardiamo anche alla differenza canestri e anche qui siamo stati deficitari». Non si scoraggia però il casertano, ormai Orlandino d’adozione: «Andiamo avanti guardando il futuro con grande fiducia. Oggi insieme a Trento abbiamo fatto una bella gara. Noi abbiamo chiuso con 22 assist, loro con 17, la gara ha rispecchiato le aspettative della vigilia. Ovvio che tirare con il 33% da 3, soluzione che è per noi l’arma principale, incide nel computo totale dei nostri punti, ma è il terzo anno che sto a Capo d’Orlando e ogni volta che siamo venuti qui in passato sembrava che fossimo una piccolo club impaurito per il timore, il blasone e l’organizzazione della squadra trentina. Torno in Sicilia orgoglioso di aver giocato a viso aperto e per larghi tratti alla pari contro una squadra come Trento».