Assistente allenatore in serie A dapprima a Cantù per dodici stagioni con Sacripanti, Dalmonte e Trinchieri e successivamente a Reggio Emilia per un quadriennio a fianco di Menetti con tanto di EuroChallenge in bacheca e una finale scudetto, il canturino Flavio Fioretti – 39 anni – è da questa stagione approdato a Capo d’Orlando per “assistere” coach Gennaro Di Carlo. Sin qui per la Betaland – che domenica alle 18.15 ospiterà la Red October – un successo casalingo (con Torino) a fronte di tre sconfitte. «L’obiettivo è far cresce i giovani e magari vincere qualche partita in più… – ammette Fioretti-. Il calendario, peraltro, non è che ci abbia dato una gran mano sin qui (Milano in casa, Venezia e Trento in trasferta, ndr)…
Ma che squadra è l’Orlandina?
Molto, molto giovane, con tante scommesse. Quella con il maggior numero di Under 22 che giocano veramente ogni partita. Di questi, uno se non due addirittura partono in quintetto base. Ecco, diciamo che rispetto a tutte le altre squadre, già soltanto per questa ragione sappiamo di avere ampi margini di crescita. E ci riusciremo perché l’impegno dei ragazzi è massimo.
Non soltanto giovani, tuttavia.
Abbiamo i veterani che sono Diener (ormai prossimo ai 35,ndr),Archie (andrà per i 30) e Nicevic (qui siamo già a 40) che devono riprendere la condizione migliore dopo aver accusato qualche acciacco.
Che risposte avete avuto sinora?
Abbiamo già fatto vedere, a parte con Venezia, che ce la giochiamo a viso aperto contro tutti e che disponiamo di alcune buone qualità. Ma ci sono, ovviamente, un sacco di cose da migliorare.
Un giudizio sulla Red October?
Cantù è squadra in netta crescita. La partita con Sassari l’ha confermato in maniera esponenziale. Si cominciano a vedere le qualità dei campioni che ha ingaggiato. Seppur messa assieme all’ultimo momento e costruita in extremis, la squadra è stata allestita con idee chiare su alcuni giocatori che ora grazie al lavoro di Kurtinaitis stanno fornendo puntuale conferma.
E che altro?
La perdita di Dowdell ha rallentato l’alchimia del gioco e Cantù con l’arrivo di Waters ha molto cambiato faccia e modo di giocare: ho visto tanti pick’n’roll ultimamente rispetto ai molti più post basso nelle gare precedenti. La Red October è squadra che possiede molte armi. Ad esempio, quasi tutti i suoi giocatori possono andare a giocare in post basso, mentre Waters oltre a essere efficacissimo nel pick’n’roll, è assai abile sia a passare la palla sia a mettersi in proprio – in particolare con l’arresto e tiro -quando gli viene richiesto. E poi c’è Pilepic, classico tiratore pazzesco di striscia, che può cambiare la partita da un momento all’altro oppure, come nell’ultima con Sassari, accenderla e determinare un break da solo.
Chi vincerà domenica?
Vedremo… Per ora mi limito a rivolgere un grosso in bocca al lupo alla società per il futuro, a salutare gli Eagles e tutti gli altri tifosi, dicendo loro che per i 40 minuti sul campo saremo avversari con il coltello tra i denti, ma fuori buoni amici come sempre.