Paolo Cuomo – Gazzetta del Sud
Pochi, coraggiosi, indomabili e, soprattutto, bravissimi. In una ideale classifica delle vittorie più belle di sempre in queste cinque stagioni e un pezzo di Serie A, l’impresa contro Brescia va inserita di diritto nella top three e di sicuro è stata la più emozionante. Per il suo valore (era una trasferta molto insidiosa) e perché ai forfait di Berzins, Perl e Nicevic si è aggiunto all’ultimo anche quello del leader Diener (già al terzo stop per infortunio) che si era fatto male in settimana ed è stato portato in panchina ma senza rischiarlo.
Così il settebello si è dovuto trasformare prima in sestina, riducendosi poi in un poker, ma d’assi, considerato che Iannuzzi stavolta non ha inciso, mentre il virgulto Stojanovic dopo l’up contro Cantù era in modalità down ed ha chiuso con 1 su 10 al tiro e -5 di valutazione. Alla performance del quartetto d’archi vanno però aggiunti i cinque, indimenticabili minuti di Giorgio Galipò, 17 anni ancora da compiere, prodotto del vivaio, che nel primo tempo ha partecipato al festival della tripla, entrando anche lui nella storia cestistica paladina. La partita, un capolavoro. Attore protagonista la sorpresa uruguagia Bruno Fitipaldo che se continua a esprimersi su questi livelli avrà un futuro clamoroso. La sua vertiginosa ascesa e il suo modo di giocare ricordano un altro playmaker sudamericano salito alla ribalta all’improvviso: l’argentino Facundo Campazzo. Fitipaldo oggi fa quello che vuole. Realizza tanto, dirige l’orchestra a meraviglia, serve assist con numeri da record (37 nelle ultime tre giornate!). A Montichiari è rimasto sul parquet 45 minuti filati, senza il minimo calo fisico, chiudendo con 44 di valutazione, una delle migliori prestazioni all time nel nostro campionato. E le sue cifre sono da Mvp: 18 punti, 8.8 assist, il 47% da tre.
Gennaro Di Carlo è il co-protagonista non solo della vittoria nell’anticipo, ma anche di questi 10 incredibili mesi, con 10 vittorie complessive in 22 partite, una prodigiosa rimonta-salvezza in bacheca e una stagione appena cominciata nella quale ha dimostrato, plasmando i suoi ragazzi, di essere caratterialmente molto forte e di saper gestire euforia e difficoltà.
Il grande merito del coach casertano, a differenza di colleghi più titolati, è di non piangersi mai addosso e di pensare sempre positivo. Gli infortuni, quasi tutti gravi, gli cancellano il settore esterni? Di Carlo non fa una piega. Lavora, studia soluzioni tattiche, sparge fiducia, cementa un gruppo già entrato nel cuore del popolo biancazzurro e vince. L’Orlandina è bella da guardare, si passa la palla che è una delizia, non sbaglia mai da tre (14 su 27 con Brescia, il 39% in 6 giornate), difende non solo con le gambe ma pure con la testa e si è creata una identità anche senza la sua punta di diamante Diener. Una favola, l’ennesima. Impossibile sperare di più.
Nel trionfo di sabato, gli altri oscar vanno ai lunghi Archie e Delas, che hanno dominato vicino e lontano dall’area con un paio di doppie-doppie e la chicca del canestro decisivo messo dentro dal croato, confermato a furor di popolo sino a fine campionato. A completare i fab four, Tommy Laquintana che ha lottato per 41 minuti nel ruolo di guardia, coprendo il campo come un assatanato e producendo tante cose preziose per il successo, come i tiri liberi della parità al 40′.
Con 6 punti in sei giornate cosa potrà fare da grande l’Orlandina, da ieri sera approdata nelle magnifiche otto? Presto per sbilanciarsi, anche per non caricare di inutili pressioni una squadra in continua emergenza che è dovuta tornare per forza sul mercato. Certo, sognare di prendere quel posto di rivelazione che nella passata stagione fu di Cremona e Pistoia (qualificate per final eight e playoff) non costa nulla. E vogliamo credere che non sia un caso che l’Orlandina abbia realizzato questa impresa a pochi giorni dal triste addio di uno dei suoi figli più amati, capace di segnare un’epoca: Salvatore Brogna.