Giuseppe Sciascia – Capo d’Orlando
Il 28enne direttore sportivo racconta come far fruttare il budget più basso della serie A costruendo una squadra con 2 americani e 5 europei, basata su tecnica e conoscenza del gioco anziché sull’atletismo “ignorante” di troppi americani.
«Ci sono preconcetti forti nei confronti di un certo tipo di giocatori bianchi e poco atletici. Noi abbiamo cambiato strada dopo due annate traumatiche, in particolare il 2014/15 da neopromossi in A, in cui ci eravamo affidati pesantemente al blocco degli americani. Abbiamo scelto di giocare un basket diverso, perfetto per esaltare le qualità di giocatori come Fitipaldo e lannuzzi. Siamo bravi a capire che cosa serve, creando un sistema funzionale: dopo Milano siamo il club con più contratti pluriennali in serie A e il nostro progetto crea sempre più interesse anche tra agenti e addetti ai lavori».
Certo, aiuta anche una piazza calda che “fa sistema” con squadra e società.
«Le condizioni ambientali ci agevolano molto: qui si fa un basket “di frontiera” ma con tifosi mediamente competenti, e c’è una grande predisposizione ad accogliere i campioni visto l’entusiasmo pazzesco della piazza. Qui Pozzecco ha vissuto un incredibile ultimo anno di carriera, ma pure giocatori come Nicevic e Basile sono tornati a sentirsi vivi».
Puntare su una filosofia diversa rispetto a chi si affida solo ad atleti di scuola americana è il tratto distintivo per sopravvivere in A?
«Prendiamo rischi, come tutti, seguendo però strade diverse da chi si affida all’usato sicuro con mezzi superiori ai nostri. Allontanandoci dall’influenza americana per puntare sugli europei abbiamo creato un’identità apprezzata dai nostri tifosi: siamo una cittadina di 13 mila abitanti in provincia di Messina e da noi debbono venire persone coinvolte nel nostro ambiente. La cosa più bella è che i nostri tifosi hanno supportato il nostro progetto: la soddisfazione più grande non sono gli 8 punti in classifica ma l’apprezzamento del pubblico per il nostro stile di gioco».
Domenica sfiderete Varese: l’Openjobmetis è in crisi e voi in fiducia…
«Non mi fido di squadre in crisi ma col potenziale per metterti in difficoltà. Due settimane fa è venuta qui Cremona, che aveva perso cinque partite in fila e aveva appena tagliato due americani, e ci ha fatto soffrire fino all’ultimo minuto. Temo moltissimo Varese, stiamo preparandoci con grande rispetto perché ci aspettiamo una reazione d’orgoglio».