Massimo Roca – Il mattino
Stesso giorno, 27 dicembre, 366 giorni dopo ma a campi invertiti, Avellino riceve la sorpresa Capo d’Orlando. I siciliani sono la più grande sorpresa di questo avvio: +6 rispetto alla scorsa stagione (così come Avellino, Caserta, Torino) ma soprattutto +10 sull’ultimo posto e ad un passo dalla certezza delle Final Eight. Peppe Sindoni, il diesse figlio del patron, è soddisfatto ma non sorpreso della propria creatura. Si aspettava una partenza del genere? «Eravamo consapevoli di avere una buona squadra costruita su una certa continuità tecnica. Portavamo con noi il lavoro di coach Di Carlo. Siamo ripartiti da un nucleo di 4 giocatori, dal rientro di due americani, Diener ed Archie, mentre lannuzzi era già stato con noi per un provino a fine maggio. Ciò ci ha agevolato già dal precampionato”. Il segreto dì questa squadra? «Innanzitutto Di Carlo è un allenatore di talento. Bravo a gestire uomini ed a far giocare bene a basket. Sono due qualità che raramente si riscontrano insieme nella stessa figura. E poi l’Orlandina ha giocatori forti, è questo il motivo più semplice e banale. Oggi in quintetto ci sono tre giocatori di eurolega: Diener, Delas e Tepic. Fitipaldo è il capitano dell’Uruguay, Archie è il migliore americano della nostra storia. Personalmente ho stampato i ranking delle diverse testate che ci davano come sedicesimi e li ho appesi nello spogliatoio. L’ho fatto a scopo motivazionale, ma non l’hanno neanche vista con rabbia perché c’era consapevolezza di non valere l’ultimo posto”. La sorpresa nella sorpresa è il play uruguaiano Fitipaldo. Com’è nato l’affare? «Lui è un’autentica superstar in Sudamerica. Il giorno che lo abbiamo acquistato il nostro account twitter è stato sommerso da 400 messaggi. A parte la crescita di Stojanovic, l’altra scommessa vinta è quella dell’avellinese lannuzzi. Cambio di Delas, ma oramai co-titolare con molti minuti anche da quattro… Lo seguivamo da tempo. Sugli italiani operiamo scelte diverse rispetto alle altre squadre. Non optiamo per spar-ring con caratteristiche da specialisti. Abbiamo cercato un giocatore bravo dell’A2 che magari a prima vista poteva avere dei difetti come la mancanza di grande atletismo. Nel nostro sistema, che predilige il saper giocare, si è trovato a meraviglia. E’ stato bravissimo a sfruttare la chance nata con l’infortunio di Nicevic”. Le Final Eight mancano dal 2007-08: ci credete? “E’ obbligatorio provarci. Dovremmo esserci con una vittoria nelle ultime tre. Dopo Avellino abbiamo Brindisi in casa e Pesaro fuori. Vogliamo raggiungere l’obiettivo”. Da addetto ai lavori che analisi fa della nuova Sidigas? «L’anno scorso, proprio a Capo d’Orlando, iniziò la lunga striscia vincente di Avellino. Alla vigilia di quella gara ricordo che mi sbilanciai dicendo che era una squadra destinata ad un campionato di vertice. Credo sia più solida di Venezia e un filo superiore a Reggio. L’inserimento di tre giocatori esordienti nello stesso ruolo, come Randolph, Thomas ed Obasohan, ha rallentato l’avvio. Ma già dalla vittoria a Sassari, ho iniziato a vedere una squadra simile all’anno scorso, più lunga e più fisica. Arriverà tra le prime tre. Levi Randolph è il mio preferito. Lui è un giocatore che sa mixare energia e freddezza nei momenti decisivi».