Paolo Cuomo – Gazzetta del Sud
CAPO D’ORLANDO – L’Orlandina ha scritto un altro capitolo della sua incredibile storia. Lo ha fatto nell’ennesima serata magica, un nuovo sogno realizzato davanti alla sua gente. Per mettere la ciliegina sulla torta, suggellando un girone d’andata eccezionale, era fondamentale battere un’Enel Brindisi in gran forma, dando un secondo dispiacere al mai dimenticato amico Sacchetti. Detto, fatto. Senza più avvertire il trauma del distacco da Fitipaldo (come avvenuto ad Avellino), la squadra del bravo coach Di Carlo ha dimostrato, ancora una volta, di avere più fame e più coraggio degli avversari. E così, con grande autorità (il 37 pari dell’intervallo fa poco testo, perché Capo d’Orlando ha sempre avuto dalla sua l’inerzia del match), è arrivata una vittoria dal gusto dolcissimo perché oltre a consegnare il biglietto per la Final Eight di Coppa Italia (a Rimini dal 16 al 19 febbraio), consacra la qualità del lavoro portato avanti nell’ultimo quadriennio da società, staff tecnico e giocatori. E l’operazione più importante in assoluto, proprio a rafforzare questo percorso di crescita, è stato convincere Drake Diener a tornare a vestire il biancazzurro. Quando la 35enne guardia del Wisconsin firmò in estate, noi lo definimmo il colpo di mercato più eclatante della storia cestistica paladina, sottolineando che dalle sue mani e dalla sua testa sarebbero passati i sogni e le ambizioni di un buon gruppo quale già si presentava a ottobre quello biancazzurro, alla faccia delle “cassandre” che in alcuni ranking avevano previsto un tristissimo ultimo posto. Il parquet – onestamente non era difficile azzeccare la previsione – ci sta dando ragione. Certo, non c’è stato bisogno dei suoi potenziali 18 punti di media perché l’Orlandina del dominante Fitipaldo (nota a margine: la Turchia non è la mediocre Serie A italiana e l’uruguaiano ha cominciato subito a fare fatica), del solido Archie, del multiforme Delas, della rivelazione Iannuzzi e di un ex big come Tepic in cerca di rilancio, con il gioco efficace e brillante, l’energia e la difesa si è potuta permettere il lusso di inserire il suo primo violino in un’orchestra di alto livello, deliziando ugualmente gli appassionati. Diener-solista no, quindi, ma Orlandina dipendente da Diener sì. Basta (ri)vedere come è stato marcato in questi tre mesi di campionato dalle difese nemiche. Un’attenzione asfissiante quando prende il pallone, prova a correre in transizione, esce dai blocchi o ancora quando gioca il pick and roll. E allora ecco la versione Diener 2.0. Che con gli avversari appiccicati crea spazi per i compagni, evita di intasare l’area, detta i tempi della circolazione di palla, fa anche il playmaker e al momento giusto colpisce dall’arco. “ManDrake” nella prima parte di campionato ha avuto due infortuni che gli hanno fatto saltare tre partite e… mezza, condizionando forma e rendimento. Ha finalmente trovato continuità dalla settima giornata: bilancio 5 vinte, 3 perse. I numeri di questo segmento: 31 minuti, 12,4 punti, con il 55% da 2, il 51% da 3 (con appena 8 tiri di media, per un totale di 35 su 67), 4 rimbalzi, 2 assist e 14,6 di valutazione. Il vero exploit contro Sacchetti, proprio quando, senza più l’appoggio di Fitipaldo e con Brindisi che all’intervallo era riuscita a piazzare l’aggancio (trovando fiducia), c’era bisogno della versione originale di Diener, quella immarcabile. E così con 15 punti nella ripresa, cinque triple, assist, rimbalzi e 29 di valutazione l’ex Sassari ha chiuso i conti. L’immagine più bella, con il pubblico in visibilio a tributare la meritata standing ovation ai suoi eroi biancazzurri, è stato l’abbraccio tra Meo e il giocatore prediletto che ha sconfitto più volte il morbo di Crohn. Sì, perché era scritto da qualche parte che davanti al suo maestro, Diener avrebbe fatto la differenza nella partita dell’anno. Leader carismatico, idolo dei tifosi, regista in campo del nuovo miracolo sportivo Orlandino, trascinatore ed esempio per i più giovani, Diener andrebbe rifirmato subito (assieme abuona parte dei compagni), avviando con largo anticipo la programmazione per il prossimo biennio almeno. Vedremo. Intanto celebriamo un campione vero.
La rinascita di Laquintana – A mettere la propria firma sulla preziosa affermazione, anche Tommy Laquintana. Che, uscito dall’ombra di Fitipaldo, ha giocato una partita di sostanza e coraggio, cancellando il personale periodo negativo. Il playmaker ha spinto e dato tutto, diventando determinante con le sue penetrazioni. Una prova intensa per ripartire di slancio verso un girone di ritorno che potrà confermarlo tra i migliori giovani del panorama italiano.