Sebastiano Ilardi – Corriere dello Sport
CAPO D’ORLANDO L’Italia del basket ha trovato un protagonista inaspettato in panchina. Praticamente sconosciuto ai più dodici mesi fa, oggi coach Gennaro Di Carlo con Capo d’Orlando è sotto i riflettori. E si appresta a esserlo a lungo, perché al tecnico campano la grinta non manca di certo. Disposto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo, sorpassa ogni ostacolo come fosse su una monoposto di F1, di cui è appassionato. Trequartista della panca, ne ha sempre una pronta per ogni evenienza. Chiuso il girone d’andata in 5a posizione con un budget neanche paragonabile a quello di molti club che inseguono in classifica, ha conquistato l’ingresso nelle Final Eight.
OSTACOLI. Raccontata così la stagione dell’Orlandina sembrerebbe andata sempre per il verso giusto. Invece no. Ma sono arrivati risultati oltre ogni aspettativa. La motivazione è incarnata proprio in Di Carlo. «È difficile che mi faccia frenare da una sconfitta, un infortunio, un errore arbitrale – racconta il casertano che in stagione ha fatto fronte a diverse difficoltà in organico, non ultima la cessione dello straordinario play Fitipaldo – È un modo di pensare dovuto al fatto che sono concentrato solo nel migliorare come allenatore e nel fare bene con questo club. Devo necessariamente andare oltre determinate situazioni. Sono abituato a trovare sempre la quadra con i mezzi che ho a disposizione. Questo è il mio DNA: sono persona del Sud che si sbraccia e che se deve convive con i problemi. Mi sono formato nella vecchia e storica Juve Caserta dove, grazie a Dio, ci hanno insegnato ad essere autonomi. Quando ho avuto il primo gruppo da allenare nella stagione 90/91, era mia responsabilità tutto quello che riguardava la gara, dall’organizzazione della trasferta, ai completini e le fasciature – ricorda Di Carlo -. Nella mia carriera ho ottenuto una salvezza senza il preparatore atletico, con uno staff non composto da professionisti, andando a giocare in trasferta in auto. Se vuoi una cosa, provi a prenderla con i mezzi che hai».
ABITANTI. Nel pomeriggio l’Orlandina sarà ospite dell’Olimpia Milano in una struttura che potrebbe contenere tutti gli abitanti di Capo d’Orlando. «È un dato che mi fa impazzire perché mi riempie di stimoli e orgoglio» ha ammesso l’allenatore in conferenza. Proprio contro Milano però la sfortuna si è accanita: out Archie e Nicevic per infortunio, in settimana il virus intestinale ha messo kappaò per giorni Laquintana e il nuovo arrivato Ivanovic.
SI SCALDA. «Mi bolle il sangue se penso che proprio contro Milano arriviamo in condizioni critiche – dichiara Di Carlo – Giocheremo contro i primi in un palcoscenico dove sono abituati a vedere pallacanestro di un certo tipo. Pazienza, cercheremo soluzioni per mettere in difficoltà l’Olimpia. Abbiamo fatto bene, ma la fame non ci manca. Sono un tipo ambizioso e credo di trovarmi nel luogo ideale per crescere. Si vinca o si perda Milano, sarà una tappa intermedia come tante altre in cui misureremo dove siamo arrivati e come sistemare meglio le cose».