Sebastiano Ilardi – Corriere dello Sport
CAPO D’ORLANDO – Sarà l’icona del paladino sui pantaloncini o sarà forse proprio l’animo dei cittadini della piccola Capo d’Orlando a trasferirsi sui giocatori della Betaland e a farli apparire alla stregua degli antichi guerrieri. Non è chiaro. Ciò che invece lo è sempre di più è che il direttore sportivo Peppe Sindoni ha estratto l’ennesimo coniglio dal cilindro. Nikola Ivanovic, playmaker montenegrino classe 1994, si è già preso la Betaland e il pubblico di Capo d’Orlando. Un lottatore, uno che in campo non conosce la parola paura: «Non so cosa possa servire per diventare forte, l’unica cosa che so è che io non voglio perdere, mai. È la mia unica unica idea. In allenamento, nelle gare ufficiali, alla Playstation, non l’accetto. Cerco di capire sempre cosa serve per vincere, qualche volta bisogna avere pazienza, qualche altra invece devi mostrare i muscoli ed essere aggressivo. Se c’è qualche compagno che attraversa un momento di forma migliore del tuo, se sei il playmaker di una squadra, devi capirlo. Devi fare la cosa giusta nel momento giusto se vuoi vincere». Nell’Orlandinavic, come scherzosamente l’ha chiamata coach Gennaro Di Carlo, Ivanovic ha trovato tanti giocatori dalla tempra simile alla sua ma non rimandiamo la cosa al discorso etnico: «Il carattere non te lo crei attraverso lo sport. ll carattere o lo hai oppure no. Al massimo lo sport te lo mette in risalto. Lottatore e vincente si nasce. Ho iniziato a giocare a basket a 8 anni in una delle migliori scuole del Montenegro, da cui è venuto fuori Mirotic per esempio. A 16 ero tra già tra i professionisti, non sono stati tutti anni belli. Ho imparato a incassare, a rialzarmi e colpire se era il caso.
CHE NUMERI! – Già alla prima uscita in casa dell’Olimpia il giovane play aveva impressionato (10 punti e 6 astist), ma le sue medie sono presto lievitate: 15.8 punti e 4.3 assist per gara: «Il livello in Italia è alto, non credete a chi dice il contrario – dichiara il nuovo idolo di Capo d’Orlando -. È un campionato avvincente, non esistono squadre che partono sconfitte in un match o vittorie assai probabili. Cremona, che al momento è ultima in classifica, domenica ha vinto segnando quasi 120 punti». Giovedì, nella prima gara delle Final Eight, l’Orlandina non vuole dare la comparsa: «Bisogna approcciare alle gare sempre allo stesso modo -racconta Ivanovic che lo scorso anno arrivò in finale di Lega Adriatica con il Mega Leks, risultando essere il miglior play del torneo – pensando che i tuoi avversari giochino la migliore difesa e il migliore attacco possibile. In una competizione come le Final Eight di Coppa cambia tutto. Bisogna giocare tutte le carte nel singolo incontro. In coppa non esistono alternative, c’è una sola occasione, non si può fallire». Ivanovic ha studiato italiano per sei anni a scuola, ma non sembra gli sia servito a Capo d’Orlando: «Mi avevano detto che nel Sud Italia la gente è molto calorosa, ma non pensavo così tanta. Non ricordo di aver pagato un caffè da quando sono a Capo d’Orlando. Quando entro in un bar subito m’incalzano: “Grande Niko, ti offro il caffe”… io provo a rispondere in italiano “no, per favore, grazie lo stesso” ma è inutile, loro sono felici di farlo».