Giuseppe Lazzaro – Gazzetta del Sud
CAPO D’ORLANDO Il signore delle Final Eight. Con quella che scatta stasera, sono sette le qualificazioni di Drake Diener alla Coppa Italia con le maglie di Orlandina, Avellino, Sassari, Reggio Emilia. Di fatto sarà però la sua sesta partecipazione visto che, in occasione della prima volta (2008), fu fondamentale per la qualificazione ma poi non partecipò alle finali di Bologna poiché, proprio in quei giorni, si stava concretizzando il suo passaggio a Siena. «È una bella atmosfera la Final Eight – dice il leader biancazzurro – Scudetto a parte, in Italia è l’evento più importante e appassionante con 8 squadre che si affrontano in tre giorni con gare secche. La finale tricolore è più lunga mentre in C oppa non mancano mai le sorprese. Ricordo, proprio nel 2008, che la fortissima Siena fu battuta da Pesaro nei quarti e il trofeo venne poi vinto, contro pronostico, da Avellino». Mandrake ha anche alzato la Coppa Italia: nel 2014 con Sassari, in piena era-Sacchetti, antipasto dello storico triplete dell’anno dopo, quando però l’atleta di Fond du Lac aveva già lasciato la Sardegna. «Sono tanti i ricordi di quella splendida vittoria. Si giocava al “Forum” e subito, nei quarti, affrontavamo Milano, la favorita e noi eravamo senza il centro Drew Gordon. Armani quasi sempre avanti, ma di poco. Siamo riusciti a restare a contatto prima di prendere il volo nell’ultimo quarto realizzando tanti canestri da tre. In semifinale altra vittoria contro Reggio Emilia e in finale il successo su Siena, che era quasi alla fine del suo grande ciclo. Quella Coppa resterà tra i ricordi più importanti della mia carriera. Un trofeo arrivato in un progetto triennale, che sarebbe poi proseguito sino alla conquista dello scudetto». – Adesso di nuovo protagonista con POrlandina: pensavi potesse accadere? «Non dico che è stata una sorpresa per me. Certo, il primo obiettivo da raggiungere era sempre la salvezza, poi la squadra è stata completata con le firma di Delas e Tepic, dopo l’infortunio di Berzins. A quel punto -anche grazie alla bravura di Fitipaldo -ho cominciato a credere che giocando insieme e con un allenatore che spinge sempre allo stesso modo, la sorpresa poteva realizzarsi. E così è stato». – Stasera c’è Reggio Emilia, per te è un ritorno al passato. «Loro hanno una buona cultura di squadra. Per due anni «Allungare il contratto? E perché no! Io e la mia famiglia qui stiamo benissimo e per me è come la prima volta» consecutivi hanno perso la finale scudetto, acquisendo una importante mentalità vincente. La Grissin Bon crede di poter vincere la Coppa perché è una squadra molto fisica, che difende bene e sa attaccare con elementi di spicco. Siamo reduci da una sconfitta in casa e, se vogliamo, è stato un duro “allenamento” visto che pure Trento gioca un po’ come i reggiani. Dobbiamo tornare a muovere la palla come sappiamo e difendere forte. In una gara secca tutto può accadere, anche perché noi non abbiamo nulla da perdere». – Comunque andrà a finire, poi ci saranno undici gare per chiudere la stagione regolare e centrare l’obiettivo-playoff. «E noi crediamo di potercela fare anche se abbiamo un calendario difficile: in casa un paio di big come Reggio Emilia e Avellino; in trasferta avversarie dirette, Pistoia, o che lottano per salvarsi, vedi Cremona e Varese. Ma anche contro Trento, malgrado la sconfitta, abbiamo mostrato intensità». – Se la società ti proponesse di allungare il contratto? «E perché no! Ero ansioso quando sono tornato, ma tutto sta andando al meglio dopo qualche problema fisico all’inizio. Io e la mia famiglia qui stiamo benissimo e per me è come la prima volta: quando arrivai nel 2007 non ero sposato e non avevo figli e se ora ci fosse la possibilità, mi piacerebbe restare».