Alessandro Rossi – Gazzetta dello Sport
RIMINI. Sull’orlo del precipizio a 6′ dalla fine (52-58), Reggio Emilia condensa la miglior pallacanestro difensiva nei possessi in cui si decide il quarto di finale contro Capo d’Orlando. Crollata improvvisamente, dopo una partita di energia e coraggio, sotto i colpi dell’eterno Rimantas Kaukenas, 39 anni, 4 punti nella rincorsa disperata, compreso il canestro del pareggio a 38″ dalla fine. Amedeo Della Valle segna entrambi i liberi (63-61) sul fallo ordinato dalla panchina siciliana per avere l’ultimo possesso nelle mani. Il tiro da 3 di Mario Delas, in precario equilibrio, si stampa sul ferro: «Siamo dove volevamo essere – dirà Max Menetti in sala stampa – È vero, con grande fatica, ma, oggettivamente, abbiamo giocato una partita nella quale avevamo tanto da perdere. È un passo importante, perché ci siamo conquistati la semifinale soffrendo. Non siamo al top, ma stiamo crescendo. È la vittoria di tutti, nella quale abbiamo faticato a trovare ritmo offensivo, ma siamo stati bravi a percorrere, sempre, una strada non individuale. Si è visto un grande Rimantas Kaukenas, al di là del canestro del pareggio a pochi secondi dalla fine. Permettetemi una dedica particolare a Pietro Aradori. Non è al meglio della condizione, è la seconda partita che gli faccio finire dalla panchina. Alla fine ho visto la faccia giusta, era contento come una Pasqua».
RITMI. In un inizio da ritmi bassi e mani fredde (4-4,4′), Capo d’Orlando tiene botta (14-16, 10′) alzando l’aggressività difensiva e raddoppiando costantemente in tutte le situazioni di pick and roll. A costo di scoprire la coperta sul perimetro, dove la squadra di Menetti pesca un primo tempo da 60% (6/10, con 6 giocatori diversi a segno) nel tiro da tre punti. Antonio Iannuzzi, 9 con 5 tiri, è un fattore all’interno di una metà gara nella quale Capo ha un saldo positivo tra recuperi e palle perse (+3) e, in area, segna 22 dei suoi 33 punti. E si piega ma non si spezza nemmeno quando, al rientro, sprofonda prima a -7 (43-36, 24′) dopo due triple di Aradori e poi a -8 (46-38) con la terza di Della Valle. Nel momento di massima difficoltà i siciliani confezionano un parziale di 20-6 (52-58), che sembra poter girare definitivamente l’inerzia, prima del finale in volata.
AMAREZZA. Nelle parole di Gennaro Di Carlo c’è tutta l’amarezza di una gara decisa per piccoli dettagli: «È normale, in questi casi, che i sentimenti predominanti siano disappunto e tristezza. È stata una gara di enorme agonismo, che ci lascia amaro in bocca. Statisticamente paghiamo anche la scarsa percentuale nel tiro da tre punti, nonostante l’elevata qualità dei tiri presi. C’è rammarico, perché siamo venuti qua per provare a fare lo sgambetto a Reggio Emilia. Non eravamo e non siamo appagati. Sentivamo la partita, perché essere alle Final Eight di Coppa Italia, per tutti noi, era una occasione importante. La scelta nel finale? Ho chiesto io di fare fallo. Volevamo avere nelle mani il pallone della possibile vittoria. Oltretutto ave- vamo ancora timeout da spendere. Ho provato a cambiare le rimesse, per mescolare le carte. Ci è rimasto il colpo in canna. Purtroppo in quei momenti può succedere di tutto. Una prova di questo tipo, però, ci deve dare ancora più forza ed energia per credere in ciò che stiamo facendo».