Giuseppe Lazzaro – Gazzetta del Sud
CAPO D’ORLANDO. Non si è ancora sopita la rabbia dei tifosi, da non confondere con la soddisfazione di essersela giocata sino alla fine contro i vice campioni d’Italia in carica. L’esito del quarto di finale di Coppa Italia in casa Orlandina havlasciato tutti con l’amaro in bocca. Al centro delle discussioni non tanto la scelta di coach Di Carlo di mettere in panca Ivanovic (grande il suo primo quarto, deludente poi) negli ultimi 93″ ma, soprattutto, la decisione di chiamare fallo, a 9″ dalla sirena, pur sapendo che Reggio Emilia aveva ben tre falli di squadra da poter spendere. Inconcepibile anche l’attuazione dello schema disegnato nel time out sull’ultimo possesso: si è visto chiaramente che Delas, uscendo dai blocchi, aspettava qualcuno al fianco che non è arrivato e, a quel punto e con un paio di secondi allo scadere, ha tentato il tiro della disperazione. È vero che gli episodi sono il sale del basket, nel bene e nel male, e proprio per questo nei finali punto a punto conta l’esperienza e la lucidità. Magari Reggio, con quell’ultimo possesso, avrebbe segnato il canestro della vittoria ugualmente ma resterà il rammarico per la decisione arrivata dalla panchina. È anche vero che, a parte Diener, i giocatori dell’Orlandina hanno peccato di malizia (vedi i troppi tiri aperti sbagliati da tre negli ultimi 5′, forse per la tensione e la palla che scottava) poiché non abituati a questo tipo di gare secche, a differenza di alcuni big di Reggio Emilia a cominciare da quel Rimantas Kaukenas che di canestri come quello determinante del pareggio a 38″ dalla fine, ne ha messi tanti nella sua carriera. E tra l’Orlandina e le “Finals” continua a non esserci l’idillio giusto. Anche nel quarto di finale del 2008 quella Pierrel sfiorò l’impresa a Bologna contro Biella seppur andando in vantaggio, di un punto, solo nell’ultimo minuto (mentre giovedì sera c’era un + 5 a meno di 2′ dalla fine), così come la stessa Biella estromise i biancazzurri nel primo turno della Final Six Dna Gold, ancora a Rimini, nel febbraio 2014. E andando indietro nel tempo anche la finale di Coppa Italia B (allora unica tra B1 e B2), con la finale giocata a Capo d’Orlando al “Pala Valenti” nell’aprile 2000 contro Ferrara, sfuggì per un canestro di differenza (72-74). Nella bacheca, quindi, restano soprattutto la Coppa Italia di Legadue nel 2005 nell’anno della storica promozione in A con Perdichizzi in panchina e quella di C vinta, nel 2010, nella stagione della ripartenza. In ogni caso esserci stati a Rimini, per l’Orlandina ed i suoi tifosi, è stato già un traguardo importante, con il rientro in sede si penserà a riordinare le idee e a ripartire per la volata delle ultime undici giornate di campionato con un altro obiettivo da raggiungere: i playoff.