Domenica la Grissin Bon si troverà di fronte in una veste differente Flavio Fioretti, una persona rimasta nel cuore del pubblico di via Guasco. L’ex assistente di Menetti si gode il grande campionato dei siciliani come vice allenatore di Di Carlo nell’Orlandina, ma sempre memore di quella favola reggiana che dalla vittoria della Legadue arrivò a un passo dallo scudetto.
Fioretti, se le diciamo Reggio Emilia?
«Lì ho conosciuto persone straordinarie, alle quali mi legano rapporti di amicizia. Nei quattro anni trascorsi da voi c’è stata una crescita personale, di società e di squadra che mi rimane ancora oggi nel cuore. Nel Reggiano ci sono spesso perché ho casa lì».
Lunedì era presente al PalaBigi. Che idea si è fatto della Grissin San che ha schiantato Brescia?
«E’ una squadra ricca di talento, fra le pretendenti al titolo. Ha un potenziale offensivo di primissimo livello, con il contropiede e il tiro da tre punti come armi pricipali grazie a giocatori quali Aradori e Della Valle. Non dovremo concedere spazio a nessuno».
Come vi state preparando al big match?
«Con grande energia, consapevoli del risultato storico che potremmo centrare in un momento decisivo della stagione. Affrontare una finalista uscente rappresenta noi uno stimolo in più per spingerci oltre quanto di buono già raccolto finora»
Le è mancato stare lontano dalla pallacanestro?
«Osservare una stagione intera dall’esterno dopo diciassette anni è stata senza dubbio una sensazione particolare, ma sono stati in ogni caso mesi ben spesi, in cui ho dedicato più tempo a mia moglie Milena».
Cosa l’ha spinta ad accettare l’offerta di Capo?
«L’opportunità di occuparmi della parte tecnica e individuale ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta. Mi trovo molto bene in un gruppo giovane, con tanta voglia di crescere attraverso un lavoro non solo di squadra, ma anche singolo, basato su sedute mattutine di fondamentali, tiro e letture tattiche, difensive e offensive. Siamo convinti che questo programma possa giovare anche all’intero gruppo».
Capo è sinonimo di scouting e valorizzazione dei giovani.
«Non potendo contare su risorse di alto livello, la nostra filosofia consiste nel puntare su giocatori con un potenziale tale da poter essere protagonisti in futuro. Programmiamo a lungo termine, ma con la consapevolezza di poter perdere giocatori verso altri lidi, come nel caso di Fitipaldo: sapere di aver portato in Europa un giocatore di livello, capace di approdare in Eurolega dopo poco tempo, è motivo di vanto».
Tema rovente sono anche i pochi giocatori prodotti dal nostro basket negli ultimi anni…
«Per tornare ai vertici europei, è necessario coinvolgere tutti, dalla Serie A alle formazioni più piccole, incentivare i vivai. Non dobbiamo ripetere alla cieca ‘facciamo giocare gli italiani’, ma ragionare su un razionale ‘costruiamo gli italiani’. Un’idea potrebbe essere inserire allenatori professionisti nei settori giovanili».
Le piacerebbe un giorno tornare in biancorosso?
«Ho un contratto con l’Orlandina, mi trovo molto bene e penso ci sia la volontà di entrambi di proseguire il rapporto. Sono contento di aver fatto parte della cavalcata biancorossa e, chissà, in futuro se ne potrà sempre scriverne una nuova…».