Giuseppe Lazzaro – Gazzetta del Sud
CAPO D’ORLANDO – Tenere duro. I commenti nell’ambiente Orlandina, dopo la terza sconfitta in fila (e probabilmente con la peggiore prestazione stagionale) a Pistoia sono i più disparati: c’è chi si aspetta una immediata reazione, chi reclama almeno un acquisto, chi pensa che la squadra, mentalmente, si sia fermata sul più bello e magari sia “arrivata” a poche giornate dalla fine della stagione regolare. Ma c’è solo da tenere duro e preservare anche l’attuale settima posizione che, in questo momento, significherebbe acquisire l’ingresso nei playoff e sfidare Venezia, la seconda in classifica. Per farlo, appunto, la squadra dovrà riprendersi, soprattutto sul piano caratteriale e ritrovare alcuni dei suoi uomini migliori, che anche al “PalaCarrara” non hanno dato segnali di ripresa: l’Ivanovic delle ultime giornate sta facendo riemergere il fantasma Fitipaldo (certo, fosse rimasto lui…), Stojanovic ha convinto solo nel primo quarto, Delas, malgrado la doppia cifra, appare sempre più spaesato e stavolta neanche Iannuzzi ha fatto da tappo. Alla fine non sono bastate la buona prestazione di Archie e quella sufficiente di Tepic, anche Diener, che non ha un alter ego sul perimetro in quanto a tiro, non è riuscito a trovare il canestro che poteva, quantomeno, tenere la differenza canestri che sarà, comunque, determinante solo in caso di arrivo a pari punti (e Pistoia è sempre due dietro). E il calendario non dà una mano: sabato prossimo trasferta a Sassari contro una Dinamo in grande spolvero, quindi match interno con Avellino del formidabile duo Ragland-Logan, reduce dai 55 punti complessivi piazzati a Cantù. Da parte sua Pistoia si gode il successo (terzo consecutivo) anche se, per una volta, il commento è affidato allo storico assistente Fabio Bongi invece che all’ex Esposito. «La cosa più importante, al di là ovviamente della vittoria – ha detto Bongi – è stato l’atteggiamento della squadra. In una gara in cui già all’inizio del quarto periodo avevamo preso un margine importante, il rischio era quello di chiuderla con eccessiva sufficienza, cosa che magari non ci avrebbe permesso di ribaltare una differenza canestri abbastanza importante, come invece siamo riusciti a fare. Ci siamo presi, è vero, un paio di tiri scellerati, ma nel momento in cui Capo d’Orlando ha provato a fare il massimo sforzo per impedirci di raggiungere quello che a quel punto era diventato il nostro obiettivo, i ragazzi si sono rimessi lì con la giusta dose di attenzione e concentrazione e alla fine tutto è andato nella maniera migliore». In ogni caso l’Orlandina non viene sminuita: «Capo d’Orlando non sarà magari Milano, ma affrontarla non è affatto semplice, e del resto se occupa una posizione di classifica importante un motivo ci sarà. È una squadra che gioca con naturalezza, brava a creare situazioni tattiche particolari e a imbrigliarti».