Giuseppe Lazzaro – Gazzetta del Sud
CAPO D’ORLANDO – Si è conclusa all’alba in spiaggia, con una performance di Drake Diener alla chitarra ad accompagnare le canzoni di Kikowski, Delas e Ivanovic, la grande festa dell’Orlandina che ha chiuso nei playoff una strepitosa stagione. Dopo l’ultima gara persa con Milano i giocatori sono stati accolti dalla dirigenza e dallo staff tecnico a “La Saletta” dove si è anche ballato. I protagonisti, chiamati al microfono dall’assessore e titolare Rosario Milone, sono stati celebrati prima di lasciare Capo d’Orlando. In partenza anche Gennaro Di Carlo che tornerà a giugno per visionare alcuni prospetti per il futuro. Con il coach abbiamo ripercorso le tappe salienti di un campionato che resterà nella storia. «Le sensazioni in estate – riannoda il filo il tecnico campano – erano legate al finale della stagione precedente. Uno degli elementi fondamentali è stata la continuità. E alle qualità tecniche, volevamo abbinare – punto fondamentale – lo spessore delle persone. Nella scelta sono emerse la sapienza e le capacità del ds Peppe Sindoni. Subito ci siamo resi conto che poteva essere un anno magico, anche se c’erano dubbi sulla resa di Fitipaldo alla prima esperienza europea o di Delas sotto canestro. Dubbi fugati dopo le prime amichevoli quando abbiamo capito che avevamo un gruppo speciale che ci avrebbe portato lontano». L’analisi dell’andata. «Il primo obiettivo era di vincere 5 delle prime 10 partite per intravedere la Final Eight. La squadra si è così trovata a lottare per l’ambizioso traguardo. È stata una fase determinante e la vittoria di Brescia, simbolicamente, il punto cruciale. Fitipaldo giocò 45 minuti, overtime compreso, avevamo quattro infortunati e anche il giovanissimo Galipò realizzò una tripla. Tutti segnali importanti. Nelle successive cinque si giocava per la Coppa Italia. L’improvvisa cessione di Fitipaldo creò un attimo di sbandamento ma la vittoria con Brindisi ci diede la qualificazione». L’entusiasmante avvio di girone di ritorno. «Dovevamo inserire Ivanovic e sfruttammo la sosta per andare a Malta, lavorando sul gruppo con le famiglie al seguito. La squadra riprese a giocare con uno spirito nuovo. Successi contro Venezia ed a Torino, nonostante l’assenza di Archie. La classifica dice 20 punti a 11 gare dalla fine, con i playoff a quota 30 e un ritmo superiore al 50% di vittorie. Le sfide scudetto diventano così un nuovo obiettivo. Dopo le F8 niente calo, ma quattro affermazioni consecutive: 28 punti a sette giornate dalla conclusione. Pensiamo anche ad un posto finale importante. Ma da questo momento, dopo aver battuto Caserta, ecco gli infortuni di Archie e Stojanovic che abbiamo pagato a caro prezzo. Aumenta il nervosismo per il rischio di non qualificarci e sarebbe stato un peccato per come giocavamo e il valore della squadra. All’ultima giornata ecco arrivare il meritato pass, il frutto di mesi di sacrifici e lavoro». Sulla sconfitta con Reggio Emilia nella Final Eight e sulla ormai famosa decisione di commettere fallo su Della Valle, il coach svela un inedito. «Non lo abbiamo mai detto. La mattina della gara Diener chiese di non giocare per problemi al gomito mentre Ivanovic aveva fastidi al tendine d’Achille. Ripeterei la scelta su Della Valle perché volevo avere il tiro della vittoria». Le emozioni dei playoff. «Il primo step era di allungare la serie sino a gara-4: ci siamo riusciti. E mi sarebbe piaciuto avere sempre Archie. Il secondo step sarebbe stato quello di portare Milano alla bella. L’opportunità di affrontare i campioni d’Italia e di vincere in casa loro ha fatto crescere la nostra forza. È stata una grandissima esperienza che mi terrò dentro per il resto della mia vita. Splendido anche l’atteggiamento della squadra quando, da -22, è rientrata a -8, mettendo paura all’Armani». Infine il futuro: il tecnico ha un contratto sino al 2019. «Dovrà essere quello della conferma dopo aver visto che l’Orlandina può stare in alto e Di Carlo in A. La squadra sotto la mia gestione deve continuare a crescere nella qualità del gioco e lo sviluppo di giocatori come Ihring che in due stagioni potrà diventare il nostro play titolare. Mi aspetto un anno difficilissimo, che ci dovrà consolidare a questi livelli per dimostrare che non siamo stati una meteora».