Francesco Gugliotta – Siciliasportiva.com
Capo d’Orlando – La prima mezza stagione in sella alla panchina dell’Orlandina Basket è stata più che soddisfacente per coach Gennaro Di Carlo. Il tecnico campano, dopo l’addio di Giulio Griccioli, ha preso in mano le redini della Betaland Capo d’Orlando, trascinando alla salvezza la compagine paladina. Un nuovo campionato di Serie A è pronto ad essere affrontato dai biancoazzurri e dal loro tecnico, più carico che mai per l’avventura che quest’anno partirà dall’inizio. Obiettivo? Migliorarsi.
Coach Di Carlo, primo acquisto della nuova stagione per l’Orlandina è Dominique Archie. Cosa pensi del ritorno a Capo d’Orlando?
«Ad inizio mercato, con la società ci siamo posti degli obiettivi concreti. Uno di questi prevedeva rinforzare il posto 4 e credo che in tal senso Archie sia un bel tassello. Si tratta di un giocatore di rendimento, di sostanza, di qualità, che garantisce punti, rimbalzi e difesa. Secondo me, dopo l’esperienza in Belgio, Dominique è addirittura migliorato. Inoltre, non è da sottovalutare l’entusiasmo della gente per il suo ritorno. La combinazione di questi elementi ci fa pensare non soltanto di non aver sbagliato ma di essere riusciti a chiudere l’ingaggio di uno dei pezzi pregiati del nostro mercato».
Sei stato definito il “genio del Sud”. Sei un allenatore molto intenso, anche nei rapporti con i giocatori, nello spogliatoio. Il tuo essere campano è una dote…
«Noi del Sud siamo un po’ sanguigni. Anche se in maniera diversa, a Capo d’Orlando rivivo la mia Caserta, quella delll’ascesa storica culminata poi con lo scudetto. Anche qui, come nella mia città, c’è un presidente/proprietario che ha costruito un palazzetto un pochissimo tempo, posto che il “PalaMaggiò” è un’altra struttura, per carità. Qui ho trovato un presidente ambizioso, in gamba, lungimirante e fuori dal comune per quelli che sono gli standard del basket italiano odierno. Capo d’Orlando è una piccola grande piazza del Sud. Il calore di noi “terroni”, insieme al resto, porta a creare il fenomeno Capo d’Orlando che fa parlare di sé a livello nazionale. Ritengo, comunque, che abbiamo ampi margini di miglioramento, e che l’Orlandina l’anno prossimo possa pensare di fare campionato un po’ più tranquillo rispetto alle ultime due stagioni. Se così fosse, avremmo già fatto un bel passo in avanti».
Inutile dire quanto sia stata importante per la scorsa salvezza la presenza dei veterani in squadra. Quale sarà il futuro della vecchia guardia?
«Smettere o continuare è una scelta assolutamente personale che faranno loro, noi possiamo solo aspettare. Se dovessimo avere una risposta negativa da Nicevic e Basile, ci metteremmo alla prova nella misura in cui risponderanno i vari giovani che sono stati per anni a contatto con loro in palestra e sul campo e capiremo che benefici ne hanno tratto. Ad oggi, siamo ancora in attesa di conoscere le intenzioni dei veterani. Qualunque sia la loro decisione, sarò comunque grato e riconoscente a vita a questi uomini».
Facendo un passo indietro, l’Orlandina ha conquistato la salvezza con un paio id giornate di anticipo ma è stato comunque un campionato sofferto. Oltre agli scontri diretti, la vittoria con Milano alla fine si è rivelata decisiva…
«Credo che le due partite chiave che hanno consolidato la salvezza siano state quelle a Brindisi e contro Milano, che hanno portato in dote due vittorie complicatissime. Con Brindisi è stata una vittoria sofferta, arrivata con un roster decimato, che ci ha dato grande forza mentale. Vincere con Milano, poi, è stato un valore aggiunto, alla fine quei due punti si sono rivelati fondamentali per noi e per il nostro torneo».
Ogni anno a roster ci sono dei cambiamenti in corsa. È accaduto anche all’Orlandina in passato. Secondo coach Di Carlo perché accade e come si possono ridurre al minimo gli interventi sul mercato durante l’annata sportiva?
«Partiamo dal presupposto che per noi l’anno scorso è stata una scelta obbligata a causa della miriade di infortuni con cui abbiamo avuto a che fare. Penso che sia fondamentale il lavoro svolto in simbiosi da allenatore e direttore sportivo in sede di mercato. In estate bisogna lavorare insieme per creare un roster solido, che rispecchi principi di società e coach. Spesso, invece, si scende a compromessi che portano solo ad incomprensioni durante la stagione. La differenza la fa l’intesa tra coach e ds e in questo caso a Capo d’Orlando si è in una botte di ferro».
Che campionato sarà il prossimo dell’Orlandina e ci sarà qualche colpo di mercato in vista della prossima stagione?
«Sarà campionato molto tosto, con un livello un po’ più alto rispetto agli ultimi anni. Sul mercato, attualmente c’è la corsa agli italiani, viste le nuove regole. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che partire da Laquintana, Stojanovic e Perl sia una buon inizio. Stiamo valutando le condizioni di Jasaitis dopo l’intervento che ha subito in vista di un’eventuale conferma. Archie è una bella ciliegina del nostro mercato, nel frattempo cerchiamo anche di capire cosa faranno Nicevic e Basile. Rimane da coprire il ruolo di guardia titolare, l’uomo che dovrà sostituire Boatright nel nostro scacchiere. Magari andremo alla ricerca di un giocatore di alto profilo proprio in quello spot. Vogliamo disputare una stagione migliore di quella appena trascorsa, giocando un campionato all’insegna della regolarità che dovrà esserci sempre nelle prestazioni, non solo nel girone di ritorno ma anche nel girone di andata, per avere una squadra che cresce costantemente guardando al presente e anche al futuro».