Questa mattina, presso la sala stampa “D. Di Noto” del PalaSikeliArchivi, è stato presentato ufficialmente Andrea Mazzon come nuovo capo allenatore dell’Orlandina Basket.
Insieme a lui Enzo Sindoni, che gli ha dato il benvenuto e ha partecipato alla conferenza stampa. Qui sotto le loro dichiarazioni.
Enzo Sindoni (patròn Orlandina Basket): “Voglio salutare pubblicamente Gennaro Di Carlo che per quattro anni è stato al nostro fianco: ricordiamo tutti la vittoria nei play-off a Milano e la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia, a questi risultati io aggiungerei forse il più difficile, la salvezza ottenuta l’anno precedente quando è subentrato al nostro amico Giulio Griccioli. Gennaro non è stato l’unico responsabile dei problemi, se oggi non è più il nostro allenatore è perché dopo un così alto numero di sconfitte, determinate da errori soprattutto miei, probabilmente anche la carica emotiva di chi guidava la squadra doveva essere riempita con nuove energie. Quelle di Andrea Mazzon sono solo parte delle sue qualità, la sua carriera parla per lui, il suo percorso parla per lui ma soprattutto parla per il cui il coraggio con il quale ha accettato questa nuova sfida. Do la parola ad Andrea, che ha già diretto gli allenamenti della squadra stamattina e ieri: sono sicuro che saprà essere il nostro condottiero per un risultato per noi fondamentale“.
Andrea Mazzon (capo allenatore Orlandina Basket): “Ringrazio di essere qui, quello che il presidente dice realmente rappresenta quello che io da allenatore ho nel cuore. Questa non era una scelta da ponderare, ma da fare con entusiasmo e, lasciatemi dire, con amore e con vero affetto verso un lavoro che chiaramente io amo e adoro. Sappiamo che la situazione difficile, sappiamo che è tutto molto complicato, che è tutto appeso ad un filo come ha detto il presidente, però sappiamo che anche che tutti noi abbiamo una possibilità come ce l’hanno gli altri, e siamo qui a lottare per quella possibilità. È ovvio che ci servirà una grande spinta da parte di tutti, ci servirà molta energia positiva; io credo molto nell’energia positiva, è ovvio che quando si è tutti positivi le cose buone arrivano. Non voglio persone negative intorno, preferisco non avere persone ma voglio sentire solo cose positive ed avere la necessità di avere persone di un certo tipo intorno. È quello che ho trovato qui, con un’organizzazione fenomenale, con persone stupende che conoscete. È la città che adesso dovrà ‘ripagare’ questo e venire al palazzo e darci una mano. Perché se facciamo qualcosa lo facciamo anche per loro e loro lo dovranno fare anche per noi, siamo tutti dentro la stessa situazione. Come dicevo ai miei amici io conosco abbastanza bene la Sicilia, vi stupirei se iniziassi a parlarne. Uno dei più bei dei proverbi siciliani recita: ‘La miglior parola è quella che non si dice’. Dico appunto che conteranno più i fatti che le parole“.
Sul ritorno in Italia.
“Sono stato in giro per il mondo nelle ultime quattro stagioni. Avevo la necessità di continuare a studiare, io sono una persona che ama la pallacanestro e ho avuto bisogno di continuare a studiarla. Ho avuto un’esperienza in America e speravo di rimanerci, ma negli States quando se ne va il capo di un’organizzazione se ne vanno tutti quelli che sono arrivati con lui. A livello di crescita è stata un’esperienza tecnica importante, che credo ogni allenatore dovrebbe fare nella vita perché vivere lì, con le squadre NBA, ti fa imparare tanto”.
Il suo sì all’Orlandina Basket.
“Col presidente ci siamo detti due parole: io ero per strada nelle Marche quindi non ho fatto altro che prendere la macchina tornare a Venezia e basta. È stato molto semplice, non c’è stata nessuna trattativa, abbiamo parlato molto limpidamente, non abbiamo nemmeno discusso dell’accordo”.
Come ha trovato la squadra.
“Abbiamo fatto solo ieri un allenamento 5 vs 5, prima abbiamo un po’ parlato e gli ho fatto capire un po’ di cose. È come quando arrivi in una zona dopo un terremoto, aver perso 19 partite fa male a tutti ed ovvio che la squadra avrà delle paure e delle insicurezze, ma è normale e umano in ognuno di noi. Secondo me c’è da lavorare sia dal punto di vista psicologico che tecnico, pero’ quello che c’è stato prima a me non interessa, siamo tutti a zero sconfitte da questo momento. Io non sono interessato ai risultati di prima, non ci sono problemi ma solo soluzioni. Carenza di playmaker puri? Vedremo come affrontare questa cosa. Penso di risolverla col passare la palla all’uomo libero e tenere la palla poco ferma. Chiunque può essere playmaker, anche un pivot. Negli ultimi 10-15 anni è cambiata molto l’idea del playmaker che portava la palla, adesso l’azione parte dal rimbalzo ed è un gioco di movimento, di continuità, quindi è conta la capacità di un giocatore di passare la palla al compagno libero senza fare palle perse. I ragazzi dovranno rispondere a squadre che metteranno pressione, fisica e tecnica, quindi a questo dovremmo trovare alternative”.
L’impegno di domenica con Varese.
“Domenica incontriamo una delle migliori squadra d’Italia nel girone di ritorno (7 vittorie, 2 sconfitte, ndr), è una prova ottima da affrontare per cui ci si testa subito. Penso che sia molto meglio giocare contro una grande squadra, una squadra storica. È bello giocare contro quelli forti, perché da quelli forti impari molto. La cosa che mi preme dire è che la pallacanestro è uno sport di errori, non vince chi è perfetto ma chi sbaglia di meno“.