Testo: Pietro Scibetta
Foto: Giovanni Pappalardo
Grafica: CSLab
“Quello che è successo prima non conta. Sono arrivato adesso e sono ancora imbattuto“.
Le parole di Andrea Mazzon durante la sua presentazione ufficiale sono state chiare, tra le altre.
Si riparte per un mini-ciclo, sei partite senza guardare il passato e proiettandosi esclusivamente sugli obiettivi: due punti in palio ogni settimana, punto e basta. Con le nostre armi.
Adam Smith è uno che fa canestro. L’ha sempre fatto al college, l’ha fatto in tutte le squadre nelle quali ha giocato, dalla Serie A2 alla Basketball Champions League. Lo farà anche per noi.
Nick Faust è, in una parola,iperattivo. Dovrà ridurre il gap tra quantità e qualità, ma se c’è una cosa che lui non fa mai è “smettere” di giocare la partita. Anche sbagliando, anche forzando, ma il suo impegno non manca mai.
Engin Atsur è l’uomo che ne va viste di più nella sua carriera, che ha vinto, che ha lottato per traguardi importanti e da cui non si puo’ prescindere per la sua capacità di capire i momenti, di mettere un tiro importante, di dare un’impronta di ordine e tranquillità.
Arnoldas Kulboka è tra i primi 20 migliori tiratori da tre del campionato con il suo 38.5% su 96 tentativi. Uno specialista di 206, raro. Nelle vittorie è sempre stato importante (i 19 di Reggio Emilia, i 10 con 8 rimbalzi a Sassari, i 12 in 34 minuti contro Trento…), deve esserlo di nuovo.
Matteo Laganà conclude proprio questo sabato un’esperienza prestigiosissima con la Nazionale Under 18 (l’Albert Schweitzer Tournament) da capitano e da giocatore importante. Miglioratissimo fisicamente, tiene botta contro i “grandi” e non ha paura mai.
Valery Likhodey gira a 15.2 punti, 6.6 rimbalzi e oltre il 43% da tre. Si cercava in lui un innesto di qualità, è esattamente ciò che si voleva che fosse. Quello che parte dalle sue mani, generalmente, ci lascia dormire tranquilli. Che continui così.
Luca Campani il suo “botto” statistico a Torino è stato un exploit individuale, nelle altre gare ha confermato quanto si sapeva di lui: sa giocare, ha mani buone e conosce perfettamente il suo ruolo.
Vojislav Stojanovic prima di Trento aveva giocato cinque partite consecutive chiudendole in doppia cifra per punti (tre delle quali oltre i 20) e una sesta sfiorando la tripla-doppia contro Brescia (9 punti, 10 rimbalzi, 13 assist). Gli viene chiesto tanto e lui ha voglia di farlo.
Justin Knox ha dato una dimensione diversa al gioco interno della squadra, capace di ricevere in post e dotato di una mano dolce anche dalla media. Ma non ha paura di andare su per la schiacciata anche nel traffico ed è solido a rimbalzo. Sicuramente utile, uno che serviva.
Andrea Donda deve crescere, e tanto. La sua dimensione fisica e atletica ne fa un prospetto di primissimo livello in Italia, sul quale quotidianamente si lavora. Potrà avere delle chance, a lui il compito di sfruttarle.
Questi siamo noi, questa è la nostra squadra. “Intorno a me voglio solo gente positiva, altrimenti preferisco non avere nessuno“. Sempre il nuovo coach, che lancia un messaggio chiaro: il tempo per discutere di quello che non ha funzionato non c’è e non ci interessa, puntiamo sulle nostre qualità e raggiungiamo l’obiettivo.